Alluce valgo: chi lo cura?
di Redazione
21/10/2024
L’alluce valgo è una condizione molto diffusa soprattutto tra la popolazione di sesso femminile. Si tratta di una vera e propria patologia. Nello specifico, parliamo di una deformità a carico del primo dito del piede che, per cause di natura traumatica, ma soprattutto per familiarità (è improprio parlare di malformazioni congenite), si contraddistingue per un primo metatarso che devia in varo.
Questo quadro, insieme alla compensazione della falange distale, che in risposta alla deformità del metatarso va in valgo, è alla base della formazione della cosiddetta cipolla, la cui presenza è causa di forte dolore, soprattutto nel momento in cui si indossano scarpe dalla pianta non larga.
Man mano che si va avanti con la sintomatologia dolorosa, l’alluce valgo può rivelarsi a dir poco complesso da gestire nella quotidianità. In questi casi, è più che naturale chiedersi come dire addio al fastidio e domandarsi chi cura l’alluce valgo.
Anche se esistono diversi dispositivi ortopedici, acquistabili sia in farmacia sia presso ortopedie specializzate - questo è il caso, per esempio, delle scarpe con la suola basculante - per poter parlare di una cura definitiva è necessario fare riferimento all’ortopedico.
Se possibile, è il caso di rivolgersi a un chirurgo specializzato nel piede e nella caviglia.
Fondamentale è ricordare che, come si può leggere sul sito ufficiale della Dottoressa Camilla Maccario, una delle chirurghe ortopediche più richieste sulla piazza milanese, l’alluce valgo ha un decorso evolutivo.
Non è detto che debba per forza essere operato, ma è sempre bene non perdere di vista la situazione, onde evitare che arrivi a compromettere la forma dell’avampiede, con la conseguente necessità di intervenire in maniera più profonda.
Come l’ortopedico cura l’alluce valgo
Quando ci sono le indicazioni per procedere chirurgicamente, l’ortopedico che tratta il paziente con alluce valgo ricorre ormai a tecniche mini invasive.
Nel momento in cui le si chiama in causa, è bene ricordare il loro andare ben oltre alle incisioni chirurgiche ridotte. Essenziale, a meno che non siano presenti condizioni che richiedono di procedere in maniera diversa, è altresì procedere con l’anestesia periferica.
Una volta completato l’intervento chirurgico, la procedura mini invasiva prevede aspetti come il carico immediato al momento delle dimissioni e il ricorso a un bendaggio che funziona in tutto e per tutto come un tutore.
Tornando un attimo alla tecnica, è bene ricordare che, nell’ambito degli approcci più innovativi, è possibile chiamare in causa la cosiddetta tecnica MICA.
Si tratta di un approccio alla chirurgia dell’alluce valgo che rappresenta una sinergia perfetta tra la bassa invasività della tecnica percutanea e i vantaggi del ricorso al mezzo di sintesi.
Molto spesso, quando si chiama in causa quest’ultimo aspetto, i pazienti con problemi di valgismo dell’alluce vivono momenti di perplessità. Il fatto che si tratti di una vite, realizzata nello specifico in titanio, materiale sicuro, non deve rappresentare un motivo di timore.
Quando si opera l’alluce valgo, infatti, oltre che sulla risoluzione del problema è necessario concentrarsi sulla prevenzione delle recidive. La vite, garantendo stabilità, permette di agire di prevenzione.
Nelle righe precedenti, abbiamo fatto cenno al bendaggio. Il suo ruolo nel post operatorio è cruciale, ma da solo non è sufficiente per parlare di cura davvero efficace dell’alluce valgo.
In caso di cedimento, infatti, si apre un’alta probabilità di avere a che far con quadri di recidiva.
Entrando nello specifico dei mezzi di sintesi, ricordiamo che l’unica vite utilizzata, in questa tecnica, viene posizionata dal chirurgo in modo da garantire il massimo della stabilità, nonché un controllo ottimale della rotazione dell’alluce.
La cura del posizionamento è cruciale anche per far sì che l’intervento duri 20 - 30 minuti massimo, aspetto nodale per poter completare il cerchio della mini invasività che, come già accennato, non si limita all’incisione chirurgica.
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