L’ortopedico, il medico che si occupa di risolvere patologie a carico delle ossa, delle articolazioni e dei muscoli, è uno specialista molto importante. Il motivo per cui è opportuno sceglierlo con attenzione è legato al fatto che, man mano che si va avanti con l’età, ma anche se si conduce una vita sportiva, si è maggiormente soggetti a problematiche come l’artrosi – che nel caso dello sportivo può essere secondaria – le fratture o le lesioni legamentose.
Viene da chiedersi che criteri adottare per la scelta dell’ortopedico migliore per le proprie esigenze. Nelle prossime righe, abbiamo riassunto alcuni consigli utili in merito.
Il valore della specializzazione
Come già detto, l’ortopedia è un ambito della medicina che abbraccia davvero tanti aspetti. Esistono ortopedici più focalizzati sul ginocchio e altri che, invece, lavorano maggiormente sull’anca. Se, per esempio, si gioca a calcio assiduamente, è opportuno rivolgersi a un ortopedico specializzato in ginocchio, articolazione messa a dura prova dall’esercizio di questo sport.
La vicinanza
Un altro fattore del quale è bene tenere conto quando si parla di scelta dell’ortopedico è la vicinanza dello studio e degli ospedali presso i quali il professionista opera. A tal proposito, è bene ricordare che, in generale, i professionisti in questione tendono, anche quando esercitano su tutta Italia, a trovare, nella medesima zona, riferimenti sia per quanto riguarda l’attività ambulatoriale, sia per quel che concerne quella chirurgica.
Se, per esempio, si trova un ortopedico che fa visite presso un poliambulatorio Bologna, è molto facile che lo stesso specialista abbia riferimenti ospedalieri in città o nelle immediate vicinanze.
Aggiornamento
L’ortopedia è cambiata tantissimo in pochi anni. Per rendersi conto dei passi da gigante fatti, è il caso di fare un veloce riferimento all’ortobiologia, una scienza in cui le competenze dell’ortopedico incontrano quelle del biologo, dando vita a dei trattamenti che permettono, davanti a indicazioni come l’artrosi ad anca e ginocchio di grado non severo, di posticipare l’intervento chirurgico – attenzione, non di sostituire – più avanti nel tempo.
Fra i trattamenti in questione è possibile citare quelli che prevedono il ricorso a cellule staminali mesenchimali – indi adulte e capaci di differenziarsi in altre cellule maggiormente specializzate – prelevate dal tessuto adiposo del paziente, successivamente purificate e inoculate nel sito della lesione.
Aggiornarsi su queste metodiche è cruciale in quanto, come appena ricordato, possono avere un impatto notevole sulla vita del paziente. Lo stesso si può dire di tecniche chirurgiche come la Tissue Sparing Surgery, un approccio all’intervento che, risparmiando le strutture muscolari e le capsule legamentose, ha eradicato definitivamente l’ortopedia dal novero delle chirurgie maggiori. Oggi, infatti, un intervento all’anca può essere mini invasivo. Un chirurgo che sa effettuarlo, può cambiare in meglio la vita dei pazienti.
Empatia
Anche se, come appena ricordato, interventi come la protesi all’anca sono oggi molto meno invasivi rispetto al passato, l’impegno del paziente per affrontare il post chirurgia è cruciale. Un ortopedico empatico è capace di incoraggiare la persona che ha davanti e di riprenderla quando necessario in modo da aiutarla a raggiungere nel minor tempo possibile un risultato ottimale.
Per capire se ci si trova davanti a una persona empatica, è cruciale la prima visita e la classica impressione a pelle.
Sinergie professionali
Nessun medico è un’isola: parafrasiamo il titolo di un celebre saggio per ricordare che un buon ortopedico lavora creando sinergie professionali che possono aumentare il valore del suo lavoro. Questo significa, in concreto, fornire al paziente nomi di qualità per quanto riguarda professionalità come quella del medico sportivo, del fisioterapista e del fisiatra.