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Terapia ventilatoria per le apnee/ipopnee ostruttive del sonno: CPAP, BiPAP e APAP

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di Redazione

13/03/2025

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Nell’ampia categoria dei disturbi del sonno, uno dei più sottodiagnosticati è la sindrome delle apnee/ipopnee ostruttive nel sonno, spesso citata con l’acronimo OSAS che sta per Obstructive Sleep Apnea Syndrome o, ancora più comunemente come apnea notturna.

Il prestigioso Manuale Merck lo definisce come un “grave disturbo del sonno in cui il respiro si arresta ripetutamente per un tempo sufficientemente lungo da perturbare il sonno e, spesso, ridurre la quantità di ossigeno e aumentare il livello di anidride carbonica nel sangue”.

Terapia ventilatoria con dispositivi CPAP, APAP o BiPAP

Secondo i dati riportati in letteratura, questa seria sindrome interessa dal 6 al 16% della popolazione adulta; è un disturbo più comune nei soggetti affetti da obesità, ma è opportuno precisare con non tutti coloro che sono affetti da apnee o ipopnee ostruttive del sonno sono soggetti sovrappeso od obesi.

Attualmente, la terapia più efficace per trattare questa condizione patologica è la terapia ventilatoria notturna con appositi dispositivi di cui esistono tre principali tipologie: CPAP (i più comuni), auto CPAP (anche APAP) e BiPAP.

Data la notevole diffusione dell’apnea notturna e l’importanza di una terapia adeguata, analizziamo brevemente queste tre tipologie di dispositivi.

I dispositivi CPAP

I dispositivi CPAP sono quelli più diffusi per il trattamento dell’apnea notturna. CPAP è un acronimo che sta per Continuous Positive Airway Pressure, ovvero Pressione Positiva Continua delle Vie Aeree, vale a dire Pressione Positiva Continua delle Vie Aeree.

Per quanto i dispositivi utilizzati siano piuttosto sofisticati, il loro funzionamento è intuitivo: essi infatti erogano flusso d’aria continua a una pressione preimpostata; scopo del flusso è quello di impedire che le vie aeree collassino durante il riposo notturno evitando interruzioni respiratorie più o meno lunghe (apnee o ipopnee).

Le parti principali dell’apparecchio sono quattro: corpo centrale contenente un ventilatore che eroga il flusso d’aria, tubo flessibile, maschera nasale od oronasale e umidificatore. L’aria passa attraverso il tubo, arriva alla maschera e successivamente alle alte vie aeree del paziente. L’umidificatore evita – o comunque limita – il problema della secchezza di naso e gola.

Il livello di pressione erogata viene stabilito dal medico che tratta il paziente per l’apnea notturna.

I dispositivi Auto CPAP (APAP)

Auto CPAP è l’abbreviazione di Automatic Positive Airway Pressure, vale a dire Pressione Positiva Automatica delle Vie Aeree. Per quanto i dispositivi CPAP e APAP abbiano delle similitudini, vi è una sostanziale differenza nel funzionamento: i primi erogano ossigeno con una pressione costante, mentre i secondi modulano la pressione in base a ciò che il loro software interno registra di volta in volta.

L’APAP è una scelta meno comune in caso di apnea notturna, ma risulta essere quella ideale in due particolari circostanze: quando il paziente ha uno scarso adattamento alla CPAP classica e in quei pazienti in cui le apnee e/o le ipopnee insorgono solamente in alcune fasi del riposo notturno.

I dispositivi BiPAP

I dispositivi BiPAP (Bilevel Positive Airway Pressure, cioè Pressione Positiva Continua Bifasica) hanno di solito un ventaglio di utilizzi più ampio rispetto a quello dei dispositivi CPAP e APAP; infatti, oltre che per le apnee notturne qualora non si tollerino bene CPAP o APAP, vengono utilizzati anche per il trattamento delle difficoltà respiratorie legate a condizioni quali BPCO, insufficienza respiratoria correlata a obesità, uso cronico di oppioidi, insufficienza cardiaca congestizia, malattie neuromuscolari ecc.

I dispositivi BiPAP forniscono due livelli di pressione (da qui l’uso del termine Bilevel), uno per l’inspirazione e uno per l’espirazione: IPAP (Inspiratory Positive Airway, pressione positiva inspiratoria) e EPAP (Expiratory Positive Airway Pressure, pressione positiva espiratoria).

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